In questa produzione di paesaggi e nature morte, Ferdinando Viglieno-Cossalino realizza la sua visione nello spazio pittorico utilizzando timbri leggeri e trasparenti, e realizzando forme persuasive e cromaticamente molto ben orchestrate. La sua manualità è particolarmente felice nell’esaltazione delle sfumature,che si traducono nella capacità di conferire alla raffigurazione una metafisicità quasi astratta. Che il soggetto scelto sia Venezia,oppure un bosco illuminato da una luce filtrante, la qualità pittorica della rappresentazione è comunque vitale e attiva, avvalendosi di una energia segnica di grande suggestione formale, e di una riflessione profonda alla ricerca della soluzione espressiva più adeguata al soggetto che ha scelto di ritrarre. L’elaborazione del suo linguaggio si definisce sull’equilibrio dei rapporti fra le forme e i colori, che si connettono strettamente non tanto sul piano della verosimiglianza, quanto sull’attendibilità cromatica dell’insieme. Nei dipinti di Viglieno-Cossalino persiste una poetica che trova la sua massima orchestrazione in una gentilezza compositiva fatta di sentimenti, ma senza artifizio letterario. Tutt’al più egli mostra una tensione visiva che si può far risalire alla scuola naturalistica del tardo Ottocento. Si direbbe che Ferdinando Viglieno-Cossalino si affidi alla perfetta padronanza del tratto pittorico per ripudiare il pittoresco o, piuttosto, per esaltare una visione intimistica e compositiva dell’insieme, evitando di appoggiarsi al dettaglio. Ogni suo lavoro è una pagina guidata da un ardore controllato, da una passionalità tenuta a freno dal raziocinio. Pittore che tende alla sintesi visiva, nelle sue nature morte immette pochi oggetti, preferendo, attraverso le sue tele, inviare all’osservatore un messaggio fatto di sfumature che delineano dolcemente, senza dispersioni esornative né sottolineature espressive, la definizione degli oggetti o della natura. A queste armonie così sobrie e lineari, egli unisce il gioco espressivo e mutevole delle policromie. Le linee ascendenti delle piante e quelle orizzontali dei piani che sorreggono le nature morte sortiscono da una pennellata calda e dai timbri chiari. Il colore è subordinato a un’emozione ben equilibrata, che esprime soprattutto la serenità compositiva di un poeta lirico. Su tutte queste sue narrazioni visive, al di là della scelta cromatica e compositiva, vibra un’atmosfera silenziosamente misteriosa, dove prevale la componente luminosa, che amalgama i toni in concordanze e contrappunti perfettamente calibrati. Il colore assume quindi una funzione trasfigurante, e funzionale a costruire la caratterizzazione finale del quadro. Cogliendo gli accordi e le armonie della natura Viglieno-Cossalino si pone in una prospettiva post-impressionistica di pittura dal vero. Dei maestri che lo hanno preceduto egli applica la lezione severa che impone di iniziare una tela solo dopo aver precostituito i rapporti volumetrici delle nature morte, o aver scelto il momento preciso in cui il paesaggio si presenta nella luminosità e nei colori che interessa riportare. Quella tradizione a cui egli si affida si basa anche su una scienza armonica e compositiva, per cui le sue stesure agiscono stemperandosi su prevalenze tonali che segnano la singolarità irripetibile di ogni opera. E’ infine evidente che per questo pittore la realizzazione di un quadro è soprattutto la visualizzazione di un sentimento da comunicare e, proprio dalla certezza di riuscirci deriva la sua gioia di fare pittura che resta impressa e visibile nelle tracce dell’ordito narrativo della tela.
Vittorio Sgarbi
da: I Giudizi di Sgarbi 99 artisti dai cataloghi d’arte moderna e dintorni Editoriale Giorgio Mondadori